luglio 1986 – la casa sulla spiaggia

Una volta sbarcati dal traghetto, abbiamo costeggiato un breve tratto di mare e percorso una stradina che scendeva sulla destra. Pochi minuti ed eravamo alla casa che i miei genitori avevano preso in affitto per le vacanze. Ci attendevano due settimane su una spiaggia stretta e lunga. 

La casa era particolare. Le camere da letto al primo piano erano collegate alla cucina e al bagno del piano terra, attraverso una scala esterna. Mi faceva strano, ogni mattina,   uscire di casa in pigiama per scendere in cucina a fare colazione o per andare in bagno, ma non dimenticherò mai lo sguardo di meraviglia quando mi affacciavo sul pianerottolo. Amavo osservare il mare e ascoltare il suono che si produceva nel frusciare dell’acqua sui sassi. La mattina si faceva via via più vivace fino ad arrivare a sera, quando il ritmo, rallentava e si faceva ipnotico. Per una ragazzina di città quel posto assomigliava al paradiso.

Mamma, invece,  non era particolarmente contenta. La spiaggia era di sassi e per niente comoda per sdraiarsi a prendere il sole.  Un netto contrasto di sentimenti.

La nostra casa era l’ultima porta, quella più distante dal mare. Altre famiglie e altri bambini, abitavano quel luogo.  Erano case di pescatori, riconvertite  per accogliere i turisti d’estate.   Si capiva perché erano ancora presenti sulla spiaggia i barconi messi a riposo.

Una sera, insieme ad altri bambini eravamo seduti in cerchio. Alcuni su di un muretto altri per terra. Tra tutti ero la più grande.

In quella sera di piena estate, la luna si attardava dietro la montagna, rendendo quest’ultima un luogo oscuro e impenetrabile. Le luci delle nostre case troppo deboli per raggiungerci. Il mare metteva paura per quanto era silenzioso e cupo.  Il cielo era il vero spettacolo, illuminato com’era da migliaia di piccoli puntini luminosi. Quante stelle!

Iniziai a raccontare una storia che ci vedeva protagonisti.  Grandi lupi sarebbero scesi silenziosamente dalla montagna per mangiarci.
I bambini che inizialmente mi ascoltavano incantati, furono presi da una tale paura che scapparono a casa terrorizzati.  

Ero incredula e spaventata. Cosa avevo fatto?

Al pensiero che i genitori dei bambini andassero a chiedere spiegazioni ai miei e che di conseguenza io venissi rimproverata o addirittura punita, scappai in casa e per i giorni che restavano prima della ripartenza non mi feci più vedere da quei bambini. Ero terrorizzata da quello che ero riuscita a fare. 

Non raccontai mai a nessuno quello che era successo e presto me ne dimenticai.

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