Quando ho letto, per la prima volta, del pensiero magico, non ci ho capito nulla.
Da allora queste due semplici parole si sono presentate diverse volte alla mia porta senza che io riuscissi a farle entrare e ad ospitarle come si s’addice a chi accogli in casa come uno di famiglia.
Un anno è trascorso da quando sulla mia strada ho incontrato Joan Didion e il suo “Anno del pensiero magico”.
Sto parlando del libro che mi ha dato una scarica elettrica così forte da permettermi di provare per la prima volta, il desiderio di leggere tutta la sua bibliografia. Eppure il titolo non riuscivo a legarlo all’opera tanto amata. Non riuscivo a carpire il significato profondo di quelle due semplici parole in associazione tra loro.
Fino ad oggi.
Questa mattina quando ho riletto quelle due parole scritte che una volta ancora non rivelavano nulla. L’illuminazione.
Ma facciamo un passo indietro di qualche giorno. Sono avvenute due cose che hanno influito.
Ho ricevuto la notifica del gestore che mi avvertiva del rinnovo automatico del mio dominio storieinvoce.it. Mi sono resa conto che stavo pagando un servizio non utilizzato. E Mi sono chiesta perché volessi ancora tenerlo? Perché non volessi chiuderlo? La riflessione mi ha portato a fare un viaggio a ritroso nel tempo e per la precisione al giorno in cui sull’onda dell’entusiasmo creativo del momento ho registrato il dominio storieinvoce.it con l’intenzione di farne il contenitore di quello che scrivo.
Dopo un impegno iniziale per mettere in piedi tutto, le mie giornate le ho poi trascorse a fare altro.
Ho continuato a leggere, ho partecipato ad un corso di lettura espressiva, e uno di libro terapia oltre che frequentare con costanza il gruppo di lettura mensile; Solo per citarne alcuni.
Ho riempito diversi quaderni con quello che appartiene al mio pensiero.
Ho riscoperto l’enorme valore che risiede nella scrittura a mano.
Ho fatto come il professor Silente quando nel suo ufficio sposta tramite la bacchetta magica i pensieri in una sorta di vasca: La penna e il quaderno sono i miei strumenti magici.
Un giorno però mi sono domandata cosa mi spingesse a farlo.
Cosa mi portava a voler condividere una parte così intima di me con il mondo? (si lo so, sono sempre a farmi domande) .
Non trovando una risposta convincente mi sono ripromessa che non avrei portato avanti storieinvoce.it prima di avere soddisfatto i miei dubbi con una risposta onesta.
La seconda cosa avvenuta è proprio che sono riuscita a darmi le risposte che tanto mi mancavano. E le ho trovate nei libri.
Ho terminato da poco “I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa” dell’autrice Camilla Ronzullo. Zelda Was a Writer mi svela il significato che tanto bramavo ma che non riuscivo a cogliere.
La vita è caos, come le motivazioni che donano una risposta al perché scrivo e che non seguono un percorso lineare ed ordinato. Quindi mi permetto di fare un ulteriore passo indietro di diversi anni.
La nascita dei miei figli e il periodo successivo hanno visto nascere in me il desiderio di smettere col farmi travolgere dai sentimenti come se questi fossero continui tsunami.
A quel tempo, tentavo di governare il caos cercando di mantenere il controllo su tutto e tutti, ma regolarmente fallivo sia sul fronte umano che su quello esistenziale e fisico.
Conoscere le emozioni, imparare a governarle mi ha letteralmente fatto uscire dal buio.
La libroterapia è stato uno dei mezzi attraverso il quale ho tentato di farlo.
Il giorno dell’incontro, sulla sindrome dell’Impostore, il modo in cui mi veniva presentato il libro di Camilla mi ha spaventato (una risorsa inestimabile piena di spunti di riflessione, citazioni e libri da leggere….).
Poteva un libro avere su di me il potere di scombinarmi l’esistenza ordinata che stavo conducendo?
Volevo essere una volta ancora sopraffatta dal caos, determinato da tutti gli spunti presenti nel libro?
Tutto questo mi terrorizzava. Non era il momento per un libro del genere.
Mi ci è voluto del tempo per capire che il caos non si governa ma si vive e che le emozioni invece si possono vivere ma anche imparare a governare.
Sorrido ora al pensare a quella chiusura, a quel No così categorico detto al libro di Camilla Ronzullo.
Soffocata sempre da mille dubbi, improvvisamente mi facevo così determinata e risoluta.
Eppure ero l’unica del gruppo di partecipanti al percorso di libroterapia a rifiutarlo, le altre conoscevano l’autrice per il suo blog e descrivevano il libro come fonte inestimabile di spunti e suggerimenti di letture a cui attingere.
Ho scelto di dare una possibilità al libro e una a me di vivere il caos attraversando la paura che avevo di esso senza provare a controllarlo.
Mi sono ripromessa di continuare il percorso di libroterapia leggendo tutte le opere suggerite. E l’ho fatto nel solo modo che conosco. Immergendomi nella lettura, attaccando sulla bacheca un’infinità di post-it pieni di riferimenti ad altri libri e riempiendo il quaderno di citazioni fino a giungere alla consapevolezza di cosa significa il “Pensiero Magico”.
La risposta che tanto cercavo e che non riuscivo a formulare sul perché volessi portare avanti il mio progetto e pubblicare ciò che scrivo me l’ha fornita Camilla Ronzullo.
Sin dalla notte dei tempi, le persone hanno cercato nel racconto una via salvifica alla definizione di sé. Le proto-Camille e i proto-Voi che state leggendo, si sono seduti attorno a un fuoco e hanno sconfitto la loro inadeguatezza di fronte alla misteriosa immensità del mondo, raccontando le proprie storie. Hanno selezionato con cura i nomi con cui potevano chiamare il loro dolore e condividere storie li ha fatti sentire meno indifesi. Magari ridendo a crepapelle oppure piangendo tutte le lacrime che avevano in corpo, ma ostinandosi a raccontare, difendendo da ogni profanatore della memoria il diritto di essere protagonisti della propria storia.
E poi più avanti nelle sue conclusioni aggiunge:
Funziona esattamente così con le storie, con tutte le storie del mondo: ogni volta che ne ascolti una, questa prima o poi arriverà a parlare di te, ti permetterà di definirti. E non perché racconti l’esatto svolgimento della tua vita, ma perché ti fornisce una chiave, un “pensiero magico” con cui avventurarti in quello che sei o in quello che per mille ragioni forse ti ostini a non voler guardare.
Camilla Ronzullo – I no che non dici agli altri sono quelli che imponi a te stessa
Ecco la rivelazione: la luce guida nella notte faticosa dell’esistere, Il faro da seguire e il motivo che mi danno l’occasione di fare e finalmente vedere vivere storieinvoce.it.