
Gli occhi si fanno inesperti ogni volta che risalgo quella stessa autostrada. Le colline che la circondano, percorse decine di volte, sembrano sempre nuove sotto il loro mantello di colore.
Le ho viste nei bruni brillanti dell’autunno, nei verdi accesi della primavera, nei gialli paglierini e cristallini dell’estate. E poi grigie, assonnate, umide negli inverni che durano troppo.
Ogni volta, mi incanto.
È il miracolo della staticità trasfigurata. I profili delle colline restano immutati—le stesse curve, gli stessi pendii—eppure il colore le reinventa. Sono paesaggi che tornano sempre diversi. E il mio corpo, immobile nel sedile dell’auto, risponde con un fremito di meraviglia che conosce solo uno sbocco: lo sguardo.
Tra i sensi, al momento, solo la vista è concessa. È sufficiente.
Sufficiente per spalancare il cuore. Sufficiente per dimenticare dove sto andando. Sufficiente per sentire che esiste un’intelligenza nel mondo che non appartiene all’umano—che non conosce la meschinità, la fretta, il rancore.
Ma so che mi aspetta qualcosa di più. Tra poche ore, il mio corpo respirerà l’aria di un bosco. La pelle sarà attraversata da raggi di luce cristallina. Le mani si poseranno su tronchi ruvidi, su foglie ancora calde dell’ultimo sole autunnale.
E in quel momento, davanti a tutta quella quiete selvaggia, nascerà un sorriso.
Non sarà un sorriso di gioia semplice—sarà il sorriso di chi riconosce qualcosa di vero. Il sorriso di chi torna a casa dentro la propria meraviglia.Gli occhi si fanno inesperti. Osservano le colline che circondano l’autostrada, percorsa decine di volte, per scendere e per salire. Le ho viste nei colori brillanti come i bruni dell’autunno e i verdi della primavera, quelli più accesi e paglierini dell’estate o spenti e assonnati degli inverni umidi e freddi.
Ogni volta, mi incanto ad osservare la magia di questi colori sempre diversi in luoghi i cui profili restano immutati.
Ogni volta il mio corpo freme nella sua immobilità al limite del disagio.
Tra i sensi, può solo la vista, sufficiente per aprire il cuore alla meraviglia.
Mi toccherà aspettare qualche ora per respirare profumi e odori di cose future.
Domani la pelle sarà attraversata da raggi di luce cristallina, le mani si poseranno su tronchi ruvidi di un bosco che non conosce la meschinità dell’essere umano.