Fermo Immagine

La luce proviene dal televisore acceso a parete.
Le tende oscuranti tardano sapientemente l’arrivo inevitabile del mattino rendondo il risveglio più dolce. La scelta cade su una raccolta di cantautori italiani. Un carosello di 30 anni di musica. Frammenti di una storia che ha emozionato generazioni, raccontando infinite  sfumature dell’animo umano.

Lentamente e in silenzio, per non turbare il mondo fuori,  le lacrime iniziano a scorrere via.
Abbraccio il cane e la mia solitudine.
Accarezzo il pelo morbido e coccolo la mia anima stanca.
Mi spoglio dalle armi e vestita di rosa, mi concedo un attimo.


Ora è mattina. mi alzo presto.
Note e parole della Sera dei Miracoli prendono il posto della solitudine.
C’è l’incertezza di un sabato mattina tutto da programmare.
Mi spaventa avere davanti l’infinito, mi perdo in esso. Ho bisogno di confinare le possibilità all’interno di un programma.

“ e sedendo e mirando….infiniti spazi e sovrumani silenzi….il cor non si spaura” 

Cerco e trovo una nota a commento su i  Pensieri di Blaise Pascal:

“Le silence éternel de ces espaces infinis m’effraie” [“il silenzio eterno di questi infiniti spazi mi spaventa”].

Mi sento affine a Pascal perché di fronte all’infinito mi sento a disagio.
é questa la colonna sonora della mia vita? Un’infinito spazio di incertezza che cerco di inquadrare in programmi definiti più accomodanti?

O piuttosto é la consapevolezza di sentirmi morta dentro uno schema, che mi spinge a scardinare i limiti autoimposti alla ricerca dello spazio infinito a cui sottrarre frammenti di vita.


Ora è di nuovo sera.
Sei entrata nell’inquadratura. Ti ho fissata e forse lo hai percepito perché ti sei girata.
Siamo connesse. Un breve attimo. Le nostre vite si incontrano come i nostri sguardi.
Indosso orecchini di diamanti simbolo di amore, attenzione e protezione. Protetta dal vetro e dalla lamiera che viaggia veloce, sono seduta  comoda.
Non vedi. I tuoi occhi non vedono me ma un’auto rossa che scorre veloce.
Chissà cosa provi? Vergogna?
Le tue fragilità mi colpiscono e ti annientano. Le mani corrono a nascondere il senso del fallimento della tua esistenza? Nascondi la chiazza scura? cos’é per me tutto questo se non il simbolo della decadenza della dignità umana, nella sua condizione di sconfitta.

Da quanto tempo hai deposto le armi? Quando hai smesso di  combattere facendo cadere tutti i muri?
Ma ricorda! Io e te siamo simili.
Siamo state entrambe nude alla nascita, quello che ci è successo dopo ci ha rese profondamente diverse. Ma alla nascita  eravamo gemelle.

Provo dolore per la tua condizione. un sentimento che lascio scorrere perchè rischia di annientarmi.

E ora che sei scivolata via dall’inquadratura, di te resta il pensiero, impresso nella memoria.

Frammenti

Torna in alto