Quella di oggi è una mattina grigia e umida. Esco di casa preparata per un clima ben più rigido di quello che mi accoglie appena la vetrata dell’ingresso si chiude alle mie spalle.
Cappello, guanti e sciarpa, un paio di stivali da neve comodissimi per camminare in mezzo a terreni fangosi e un paio di auricolari old style completano il mio outfit.
Peach, una volta salite le scale, sceglie se andare a sinistra o a destra. Oggi va verso la portineria direzione giardinetti. Dopo aver percorso un breve tratto sul marciapiede entriamo in questo rettangolo di verde che collega due strade parallele. Anche lì sceglie di prendere il sentiero virando a destra verso la fontanella e poi dritti fino in fondo.
Nella monotonia di una mattina dove l’inverno sembra aver deciso di prendersi una pausa, il mio sguardo viene catturato da un movimento sul prato al di là della recinzione.
Un guizzo, un saltello e poi d’un tratto una battuta d’arresto. Ne conto prima 3. Piccole statuine ora immobili in attesa di capire se l’attenzione che gli sto dedicando può diventare un pericolo. Qualche attimo e altri due soffici batuffoli grigi ciascuno con 4 piccole zampette e una coda lunga si aggiungono ai compagni di gioco. I primi stanno già percorrendo la scalata lungo il tronco nudo di una pianta di cui non conosco il nome.
Il mio volto si apre in un sorriso e la tenerezza dello sguardo si rivolge alla mia vecchietta che non si è accorta di nulla e che continua imperterrita a snasare il terreno che la circonda. Un ultima occhiata, e sono già sul ramo in alto.
Scelgo la musica, le parole le lascio per oggi pomeriggio.
Con Mozart nelle orecchie proseguiamo la nostra passeggiata. Le auto sfrecciano da una parte e rallentano per il semaforo dall’altra, mentre accenno una passeggiata ballerina in mezzo alle foglie di platano.