Il Palloncino dei diciotto anni

Il Palloncino dei diciotto anni

Sebbene solo all’apparenza l’evento più importante di questa domenica sia stato il raggiungimento della maggiore età del mio primogenito, con i relativi festeggiamenti a base di parenti, torte e spumante, quello che ha reso magico il momento e quelli dei giorni successivi è stato il palloncino gonfiato ad elio che ha accompagnato il regalo e la lettera di auguri dei nonni. A solo pensarci mi sento crescere una tensione intorno al cuore.

Gli occhi del festeggiato, solitamente assonnati e indifferenti, si erano accesi per un attimo davanti a quel regalo semplice. Ma forse proprio per questo il palloncino è diventato così importante ai miei di occhi, quelli di una mamma apprensiva che vede suo figlio ormai uomo nell’aspetto e ancora poco avvezzo alle cose del mondo. Il palloncino, nella sua semplicità, è diventato oggetto di gioco e contendere tra i fratelli per tipiche gelosie del momento, finché non ha mostrato un’anima tutta sua.

Il palloncino infatti, complici le correnti d’aria che naturalmente si formano in casa quando lasciamo aperte le finestre, ha iniziato a girovagare curioso per casa. Dall’ingresso, in piena autonomia e senza chiedere alcun permesso, si è spostato in sala. Lì ha effettuato un primo tentativo di fuga, immediatamente fermato dalla rete anticaduta gatto che a tutt’altezza circonda i balconi di casa, compreso quello del soggiorno.

Il giorno successivo, lunedì, il palloncino è rimasto chiuso fuori. Colto da un’agitazione dovuta ai venti mattutini, continuava a percorrere avanti e indietro gli 8 metri di lunghezza del balcone.

Primo testimone di questo evento così curioso è stato il gatto che, protetto dalla porta a vetro del soggiorno, osservava minaccioso la permanenza inquieta di quell’oggetto volante non identificabile in un essere da lui conosciuto.

Durante il pranzo e la consueta apertura della finestra per permettere il ricambio dell’aria, molto in sordina il soggetto dotato di leggerezza si è spostato senza far rumore nel balcone della camera da letto.

Testimone del secondo tentativo di fuga della giornata a questo punto è stata la sottoscritta che, aprendo la finestra del bagno, si è accorta di un oggetto tremante appoggiato alla rete sul balcone. La cosa era talmente insolita da attirare immediatamente la mia attenzione. La sofferenza del palloncino e la sua disperazione mi hanno messo addosso una grande allegria, tale da richiedere che io ve la descrivessi in questo post.

Al ritorno da scuola non ho potuto esimermi dal raccontare ai miei adorati ragazzoni adolescenti quanto di più incredibile era successo quella mattina. Il palloncino infatti, dopo l’ennesimo tentativo di fuga e probabilmente scoraggiato dall’ennesimo fallimento, era rientrato in camera con l’intento di andare a nascondersi sotto al letto, luogo dove effettivamente è stato ritrovato al suo rientro dal festeggiato.

Autonomia non significa fuga. Me l’ha insegnato un palloncino dall’animo inquieto in una domenica di diciotto anni.

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