Gli occhi si fanno inesperti. Osservano le colline che circondano l’autostrada, percorsa decine di volte, per scendere e per salire. Le ho viste nei colori brillanti come i bruni dell’autunno e i verdi della primavera, quelli più accesi e paglierini dell’estate o spenti e assonnati degli inverni umidi e freddi.
Ogni volta, mi incanto ad osservare la magia di questi colori sempre diversi in luoghi i cui profili restano immutati.
Ogni volta il mio corpo freme nella sua immobilità al limite del disagio.
Tra i sensi, può solo la vista, sufficiente per aprire il cuore alla meraviglia.
Mi toccherà aspettare qualche ora per respirare profumi e odori di cose future.
Domani la pelle sarà attraversata da raggi di luce cristallina, le mani si poseranno su tronchi ruvidi di un bosco che non conosce la meschinità dell’essere umano.