Peach

Sono giorni faticosi quelli che seguono il rientro dalle vacanze. Da un lato mi ritrovo a pensare che se li sento faticosi significa che quelli appena trascorsi sono stati giorni di riposo e di stacco dai mille pensieri quotidiani. Non a caso il mio progetto di vita più grande nasce per modificare alcuni degli aspetti quotidiani che più mi mettono a disagio. Ma il dubbio sorge spontaneo, non starò forse fuggendo ancora una volta dalla realtà? Sarebbe così se non fossi consapevole delle fatiche a cui andiamo incontro nel progettare un futuro differente. Quello che desidero è un cambiamento nonostante tutto. Ma la sfida più grande resta comunque quella di vivere il quotidiano e accogliere il disagio che porta con se, senza oppormi ad esso o subirlo ma trattandolo come un compagno di vita a cui dedicare la massima attenzione possibile.

Detto questo, l’estate che sul calendario non si è ancora conclusa è trascorsa. Una lenta salita mi ha portato al culmine e poi una vertiginosa discesa mi ha condotto al termine e nel mezzo ci sono stati giorni belli e giorni faticosi. Ho faticato come ogni anno per concedermi una pausa. L’ho pensata prima organizzata poi e infine l’ho vissuta. Qualche disavventura c’è stata. Peach la nostra cagnolona oramai con i suoi tredici anni non è più in grado di seguirci come una volta in ogni nostra avventura, ce ne siamo presi cura e l’abbiamo lasciata tranquilla. Ma viaggiare la strapazza molto e quindi dobbiamo rispettare i suoi tempi se vogliamo arrecarle il minor fastidio possibile.

Una sera ho creduto di perderla, stava molto male era sdraiata sul tappeto e ansimava. Mi ha spaventata. Mi sono sdraiata accanto a lei e ho pianto mentre la mano scorreva lungo il suo dorso dal pelo morbido e profumato. Ho riportato alla mente la sua prima gita sulla neve e la gioia che ho provato nel vederla correre a lungo sopra una distesa di candida neve bianca. La memoria è poi corsa all’escursione fatta in alta montagna iniziata con lei seduta tra me e Nino sulla seggiovia. Lei tranquilla io tremante al pensiero che potesse muoversi e cadere di sotto. Poi insieme al gruppo di escursionisti la lunga camminata l’ha vista protagonista. Scorrazzava avanti indietro lungo il sentiero per assicurarsi che il serpentone di persone arrivasse sano e salvo a destinazione. La coda bella dritta le orecchie tese e lei felice e scodinzolante ha fatto il triplo della nostra strada.

La prima volta al mare quando mi ha fatto da cuscino, e la gente che passava sulla passerella ci indicava come qualcosa di inusuale. Mentre per me starti accanto era una cosa così naturale. Poi c’è stato l’altro mare della nostra vita quello con la sabbia fine quello dove ci siamo accorti che quella distesa ‘acqua infinita ti faceva paura. Quella volta i bambini per gioco ti hanno ricoperto di sabbia e tu non hai fatto una piega. Solo la testa e il collo erano rimaste fuori. Non ti è piaciuto e per cinque giorni ti è venuta la coda a scatto. Non l’ho più permesso che ti usassero come un bambolotto. I torrenti bassi invece sono sempre stati la tua passione. Con il muso sollevavi le pietre in cerca di gamberetti di fiume. Ho sempre pensato che la tua esperienza di vagabonda ti abbia portato la capacità di sopravvivere a tutto. Sei stata speciale dal primo momento in cui ti ho portato in passeggiata quando ancora eri affidata al canile. Quasi mi slogavi la spalla per come tiravi. Ma era il tuo modo per urlare di portarti via da li. Non hai mai amato la confusione e la presenza di troppi cani ti ha sempre messo addosso una grande ansia. Su questo ci siamo trovate. Io non sono diversa da te. Mi hai insegnato tanto in questi anni trascorsi insieme. Sei stata una compagna di passeggiate e sonnellini. Lo sei tuttora.

E mi hai aiutato anche con i ragazzi. Sei stata un esempio per tutti. Vedere Nino giocare con te mi ha reso un po’ gelosa all’inizio. Poi ho capito che non è necessario che io faccia tutto ma è importante che io ci sia. E allora ho iniziato a godermi il momento quando ti faceva arrabbiare per gioco e tu venivi sempre a rifugiarti tra le mie gambe e ricevevi le carezze.

Con te ho imparato a dare un pochino più fiducia agli altri. Lasciarti andare in passeggiata con i ragazzi è stato un passo difficile da affrontare. Fidarmi delle loro capacità e del loro essere responsabili al momento giusto è stato l’inizio di un percorso di liberazione dalle catene invisibili che mi stingevano i polsi e la mente. Dopo ha iniziato ad essere tutto più facile. Quanti muri avevo eretto intorno a me che tu mi hai aiutato a tirare giù, un mattone alla volta. Sei stata il veicolo che mi ha mostrato la strada e me l’ha fatta percorrere anche quando era impervia e mi terrorizzava.

Sei arrivata tra noi perché trovavo inaccettabile che nostro figlio avesse paura della tua razza. Quello che non potevo immaginare era quanto beneficio potessi trarne io dalla tua presenza.

Portarti a casa con noi quel pomeriggio è stata la scelta più giusta che io abbia compiuto nella mia vita e ora non posso fare altro che vivere con i tuoi tempi per restituirti solo in parte ciò che tu hai donato a noi.

Abbiamo viaggiato insieme e visitato grandi città. Con te ho imparato a svegliarmi presto per fare grandi passeggiate nel parco. E poi sei stata una grande sorpresa quando hai accolto i gatti senza problemi. Ci sono stati dieci giorni di attenzione ma più per un mio timore che per una possibilità che tu gli facessi del male. Basta osservare la curiosità che nutri quando vedi oche lepri o mucche.

Come dimenticare la tua prima volta davanti al macellaio. Esponeva ogni mattina due finte mucche dalle dimensioni reali ai lati della porta d’ingresso. Quella sera, pioveva e io arrabbiata con Nino ti avevo costretta ad una lunga passeggiata sotto la pioggia, finché non arrivammo davanti alla macelleria e tu ti bloccasti. Scambiasti la mucca per vera, ti metteva paura, ma qualcosa ti insospettiva, le studiasti a fondo entrambe. Ma non si muovevano e tu non sapevi che fare. Cinque minuti rimanemmo inchiodate sotto la pioggia a studiare le mucche finte del macellaio. La rabbia che provavo svani all’istante davanti a quella scena.

Altre volte abbiamo incontrato le mucche, ma quella fu l’unica dove le mucche erano ferme e immobili. Gli animali della fattoria hanno sempre destato la tua curiosità ma non hai mai reagito male. Anzi volevi sempre farci amicizia. Ricordare quella sera d’estate quando credevo di perderti e doverti salutare per l’ultima volta mi ha fatto un gran bene. Sono felice però che tu sia ancora qui con noi e che il nostro congedo sia rimandato e che ci sia dato ancora un po’ di tempo da trascorrere insieme.

Questa mattina ti ho portato ai giardinetti e ti ho spazzolato un po’. Ne hai un gran bisogno. Mi riprometto di farlo ogni giorno da mesi e poi non l’avevo ancora fatto. In parte mi hai ringraziato in parte mi hai odiato a modo tuo.

Torna in alto