
Quello che mi nutre
Quello che mi nutre è una pappa di avena cotta a lungo nel latte di soia.
Quello che mi nutre ha l’aroma di cannella, vaniglia e cardamomo.
Quello che mi nutre l’ho reso goloso con una crema di datteri, nocciole e cacao.
Quello che mi nutre lo ha addolcito con fettine di pera matura.
Quello che mi nutre è dentro una terrina di terracotta che mantiene il calore per lungo tempo.
Quello che mi nutre scrocchia sotto i pochi denti che mi restano, grazie alla granola croccante preparata la mattina di una domenica di pioggia.
Quello che mi nutre mi sazia per lunghe ore e non fa tornare presto la fame.
Quello che mi nutre l’ho preparato ascoltando solo il mio corpo e il mio desiderio.
Ci sono molti modi di nutrimento. Questo è uno di quelli che il corpo riconosce e che l’anima accoglie. È il modo in cui mi dico: “Ti vedo. Ti ascolto. Merita di stare bene.”
È il corpo che parla quando il resto tace. È il corpo che sa esattamente di cosa ha bisogno non quello che la mente crede debba avere. Non quello che la società prescrive. Quello che sente veramente.
Preparare il cibo con attenzione, ascoltare mentre le spezie sprigionano il loro aroma, aggiungere con amore ogni ingrediente questo è un atto di consapevolezza radicale. È dire al corpo: “Non sei una macchina da nutrire velocemente. Sei degna di lentezza, attenzione, scelta.”
La granola croccante preparata una domenica di pioggia, il calore della terrina che trattiene il tepore questi sono i linguaggi del corpo. Ogni elemento ha una sua voce, e io ho imparato finalmente ad ascoltare.
Quello che mi nutre non è mai uno è la somma di tutte le piccole scelte consapevoli, il riconoscimento che ogni atto verso il corpo è un atto verso se stessa.